Schede

25 gennaio 2011

Quando la magistratura non serve


C'era una volta un Paese democratico. In quel Paese viveva un uomo politico di enorme successo: Milvio De Rusconi.

De Rusconi era un comunista, o almeno così continuavano a definirlo i suoi oppositori. Di sicuro era un progressista laico. Per la verità era proprio anticlericale. Un mangiapreti vecchia maniera. Non avversava solo le ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche nella vita politica e sociale del suo Paese. De Rusconi conduceva una battaglia durissima contro la religione in quanto "inutile fardello ideologico fondato sulle fragili fondamenta della superstizione", queste le sue parole. Tutto ciò che è buono e condivisibile nei precetti di qualsiasi religione (amore per il prossimo, solidarietà, giustizia sociale, pace, e tanto altro ancora) non ha bisogno di Dio per avere una giustificazione. Viceversa ogni opinione arcaica e conservatrice dei credenti su temi come famiglia, divorzio, aborto, eutanasia, contraccezione, unioni omosessuali, simboli religiosi negli edifici pubblici, scuole confessionali, era basata sui dettami delle alte sfere ecclesiali, che a loro volta tiravano in ballo la volontà di Dio.
Una battaglia politica durata anni, una folta schiera di sostenitori, una maggioranza schiacciante per il suo Partito, la nomina a Presidente del Consiglio. Il consenso popolare gli garantiva un'azione di governo sicura. Finché...

Un paparazzo. Un maledetto paparazzo. La copertina del settimanale gossipparo Qui. Ed il suo Direttore Oronzo Signorina a vantarsi del lungo pedinamento e delle testimonianze che dimostravano come Del Rusconi andasse regolarmente a messa. Non tutte le domeniche. Appena poteva. E la foto era lì, impietosa, ad inchiodarlo mentre riceve la comunione.

"Non ha fatto nulla," fu la difesa dei suoi alleati, "fare la comunione non è un reato!"
Durissima la replica delle opposizioni: "È uno scandalo. Chi basa la propria politica sulla condanna ad ogni credo religioso non può avere rapporti con la Chiesa. Tutto questo pregiudica la serietà del suo Governo, e la credibilità nei confronti del suo elettorato. In politica la coerenza è tutto".

Dimissioni. Scioglimento delle Camere. Elezioni. Una sconfitta storica. La fine di una luminosa carriera politica. È inconcepibile che un politico agisca contro la propria ideologia. La coerenza è davvero tutto. In un Paese davvero democratico.

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