Schede

15 febbraio 2011

Se non ora quando? Ma soprattutto perché?


Niente di nuovo. Ragazze bellissime alla ricerca della bella vita: denaro e potere. Storia vecchia. Ognuno può citare decine di casi di belle donne che preferiscono il tipo ricco, brutto e ignorante ma con la Ferrari, piuttosto che il bel precario, dottore in filologia romanza, che si arrangia facendo il commesso in libreria. Certo non stiamo considerando donne dotate di profonda sensibilità. Le modelle fanno la fila davanti alle ville dei calciatori di serie A non certo affascinate dalla loro cultura.

Più soldi si cercano, maggiore è il potere di chi si vuole sedurre, e più saranno i compromessi a cui bisognerebbe sottostare. Compromessi in termini di dignità personale. Andare a letto con un tizio basso e calvo di 50 anni più vecchio non è certo il sogno di ogni donna. E l'immagine che si dà di sé non è molto edificante. O almeno non lo era.

Lo scandalo è che quei compromessi oggi sono stati abbattuti. La collega che andava a letto col capoufficio per la promozione, doveva tutelare la clandestinità del rapporto. Oggi invece fa lo strip tease sul tavolo del consiglio di amministrazione. Ed in cambio riceve un posto da dirigente, da ministro, da prima attrice a teatro, da testimonial, da opinionista, da valletta. Nessuno scandalo. Nessuna smorfia di disapprovazione: è bella; se lo può permettere. E chi paga la prestazione non è l'amministratore delegato: sono i poveri impiegati che avrebbero diritto a quel posto.

Da sempre la bellezza femminile è stata usata per andare a caccia del marito ricco ed influente, o per garantirsi sontuosi onorari in cambio di prestazioni sessuali. Da sempre, in mancanza di talento o preparazione, molte ragazze approfittano della loro avvenenza per sfuggire all'alternativa di un magro ed incerto stipendio (e la crisi potrebbe anche fare da catalizzatore). Si può dibattere sugli aspetti morali del fenomeno, ma non è per questo motivo che le donne sono scese in piazza.

Per diventare ballerina alla Scala, top manager d'azienda, dirigente pubblico, presentatrice TV, attrice al cinema, giornalista del TG, parlamentare o ministro bisognerebbe dimostrare di averne il talento o la preparazione, superare selezioni, e tutta quella vecchia roba fuori moda dell'impegno e del sacrificio. Le scorciatoie si trovano sempre (magari in camera da letto, ma anche col voto di scambio, con la telefonata dello zio vescovo). Ma niente dovrebbe prescindere dalle capacità che effettivamente si possiede. Tuttavia qui stiamo entrando nel tema della meritocrazia. E non è per questo motivo che le donne sono scese in piazza.

Lo scandalo che porta un milione di donne ad urlare "Basta!" risiede nel fatto che ora il loro corpo è il miglior curriculum professionale sul mercato sociale. Che non permette solo di diventare una ricca cortigiana, o una cocotte mantenuta, ma consente di accedere posizioni di grande responsabilità nelle pubbliche istituzioni. E dietro le quinte del piccolo schermo, mettere a disposizione la propria bellezza è l'unico requisito necessario per avere un posto davanti alle telecamere di insulse trasmissioni che non temono concorrenza, somministrate a milioni di teledeficienti. Non serve praticare la danza o conoscere la musica, saper recitare o parlare almeno in un corretto italiano. Certamente è solo una piccola porzione del grande "mondo dello spettatolo", ma è quella che genera più denaro, mentre nei teatri veri anche i più grandi musicisti patiscono i tagli del Governo.

Già, il Governo. Un'immensa macchina imperiale in cui Berlusconi controlla la sua corte personale di ruffiani, adulatori, dipendenti, pronti a prostituire la propria professionalità ed influenza, in cambio di potere. La stessa corte che è riuscita a garantire il vuoto culturale del monopolio TV. La stessa corte che decide anche chi lavora in TV. Il grande capo può promettere un posto nel reality in cambio di uno spogliarello. Può offrire un'intervista sui giornali di gossip (di proprietà del Presidente del Consiglio) in cambio di una lap-dance. Può garantire ospitate in discoteca da 1000 euro a locale, in cambio di un giochino erotico.

Sesso in cambio di molti soldi e di una fama effimera. Il proprio nome sulla bocca di tutti. Il proprio volto sui giornali. Sé stesse come modello di milioni di ragazzine. Ed un'esercito di cortigiani che dai giornali ed in TV sono pronti a rendere la prostituzione, e le manie psicotiche del capo, fatti normali. Compatibili con le Istituzioni e la politica conservatrice di cui il Governo è fautore.

Un gigantesco conflitto di interessi, economico, culturale, sociale, morale. Che istituzionalizza la prostituzione. Che in cambio del potere chiede professionalità asservita agli uomini. Bellezza e sesso alle donne. Anche nella mercificazione delle persone le donne sono solo corpi e carne fresca per il sovrano. Non hanno intelligenza. Non hanno anima.

Ecco perché le donne sono scese in piazza. Vogliono dire basta ad un regime antidemocratico, tardo imperiale, che sprofonda i valori fondanti la nostra Costituzione nella melma di un becero maschilismo pseudo-fascista. Le mignotte ed i ruffiani non spariranno di certo. Ma lasciarli ai vertici della nostra classe dirigente sarebbe davvero troppo.

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