Schede

17 febbraio 2011

Ti sputtanerò


"E' satira fino a un certo punto" hanno detto Luca e Paolo. Fabio Chiusi sembra essere d'accordo: in fondo non fanno altro che elencare fatti di cronaca documentati, e canticchiarli in modo simpatico. Fatti veri. Nessuna invenzione comica. Quindi non è satira. Ne siamo sicuri??

Sembra sia difficile definire cosa sia davvero la satira. Eppure è una cosa banale. La satira è un sottoinsieme della comicità. Chi fa satira esprime un'opinione in modo comico. Tutto qui? Tutto qui.

Insomma, una barzelletta è comica. Un articolo di giornale, sul bunga bunga e le intercettazioni, è informazione o opinione. Elio e le storie tese che cantano "bunga bunga" è satira. Perché fa ridere (a me tanto). Perché racconta dei fatti veri in modo ridicolo. Perché ci fa notare che quei fatti sono ridicoli. Ecco il messaggio, l'opinione, che trasformano la comicità in satira.

Certo c'è la satira buona e quella cattiva. Quella che veicola messaggi importanti, e quella che si limita a ridicolizzare qualcuno in modo volgare. Quella di Luca e Paolo, nel "tempio" della musica leggera, è satira leggera. Come dice Fabio Chiusi, elenca solo fatti veri. Ma, proprio come Elio, fa ridere (almeno io ho riso di gusto). E ridendo ci fa notare come quei fatti, strappati dalla cornice di finta serietà dei telegiornali, tolta la pesante maschera di cerone che l'informazione servile vi ha steso sopra, ed infilati nel testo di un vecchio pezzo di Morandi, diventano efficacemente comici. Proprio perché sono ridicoli. E ancora più ridicola (se possibile) è l'immagine dei protagonisti, Berlusconi e Fini, che occupano le più alte cariche del nostro Stato.

Forse guardando un po' più in là scorgiamo il triviale tentativo di accostare le vicende di Berlusconi a quelle di Fini, quasi a volerle equiparare, banalizzando la gravità delle porcate del Presidente del Consiglio. E qui possiamo discutere della qualità del messaggio satirico.

In ogni caso, ciò che conta è che anche solo elencando fatti reali, si può fare una satira dissacrante, tanto da acutizzare l'ulcera del direttore (o del suo mandante), e costringerlo ad una battuta talmente comica, che meriterebbe una canzoncina tutta sua.

15 febbraio 2011

Minzolini Fan Club

Clicca sull'immagine per ingrandire
Poco tempo fa parlai della zavorra culturale che ci porteremo dietro per anni, quando l'era di Berlusconi sarà finalmente chiusa. Milioni di persone che inondano i gruppi di Facebook con i loro deliri, trasudando ignoranza culturale e democratica. Prendiamo ad esempio il Minzolini fan-club. Non ho oscurato i nomi dei commentatori perché sono praticamente pubblici: basta avere un account Facebook ed andare su questa pagina del "club" per godere della loro idiozia. Quello che mi colpisce è la passione con cui affermano di essere dalla parte della democrazia, della Costituzione, della libertà. Credo siano sinceri, in buona fede. E questa è la vera tragedia della nostra povera Italia.

Se non ora quando? Ma soprattutto perché?


Niente di nuovo. Ragazze bellissime alla ricerca della bella vita: denaro e potere. Storia vecchia. Ognuno può citare decine di casi di belle donne che preferiscono il tipo ricco, brutto e ignorante ma con la Ferrari, piuttosto che il bel precario, dottore in filologia romanza, che si arrangia facendo il commesso in libreria. Certo non stiamo considerando donne dotate di profonda sensibilità. Le modelle fanno la fila davanti alle ville dei calciatori di serie A non certo affascinate dalla loro cultura.

Più soldi si cercano, maggiore è il potere di chi si vuole sedurre, e più saranno i compromessi a cui bisognerebbe sottostare. Compromessi in termini di dignità personale. Andare a letto con un tizio basso e calvo di 50 anni più vecchio non è certo il sogno di ogni donna. E l'immagine che si dà di sé non è molto edificante. O almeno non lo era.

Lo scandalo è che quei compromessi oggi sono stati abbattuti. La collega che andava a letto col capoufficio per la promozione, doveva tutelare la clandestinità del rapporto. Oggi invece fa lo strip tease sul tavolo del consiglio di amministrazione. Ed in cambio riceve un posto da dirigente, da ministro, da prima attrice a teatro, da testimonial, da opinionista, da valletta. Nessuno scandalo. Nessuna smorfia di disapprovazione: è bella; se lo può permettere. E chi paga la prestazione non è l'amministratore delegato: sono i poveri impiegati che avrebbero diritto a quel posto.

Da sempre la bellezza femminile è stata usata per andare a caccia del marito ricco ed influente, o per garantirsi sontuosi onorari in cambio di prestazioni sessuali. Da sempre, in mancanza di talento o preparazione, molte ragazze approfittano della loro avvenenza per sfuggire all'alternativa di un magro ed incerto stipendio (e la crisi potrebbe anche fare da catalizzatore). Si può dibattere sugli aspetti morali del fenomeno, ma non è per questo motivo che le donne sono scese in piazza.

Per diventare ballerina alla Scala, top manager d'azienda, dirigente pubblico, presentatrice TV, attrice al cinema, giornalista del TG, parlamentare o ministro bisognerebbe dimostrare di averne il talento o la preparazione, superare selezioni, e tutta quella vecchia roba fuori moda dell'impegno e del sacrificio. Le scorciatoie si trovano sempre (magari in camera da letto, ma anche col voto di scambio, con la telefonata dello zio vescovo). Ma niente dovrebbe prescindere dalle capacità che effettivamente si possiede. Tuttavia qui stiamo entrando nel tema della meritocrazia. E non è per questo motivo che le donne sono scese in piazza.

Lo scandalo che porta un milione di donne ad urlare "Basta!" risiede nel fatto che ora il loro corpo è il miglior curriculum professionale sul mercato sociale. Che non permette solo di diventare una ricca cortigiana, o una cocotte mantenuta, ma consente di accedere posizioni di grande responsabilità nelle pubbliche istituzioni. E dietro le quinte del piccolo schermo, mettere a disposizione la propria bellezza è l'unico requisito necessario per avere un posto davanti alle telecamere di insulse trasmissioni che non temono concorrenza, somministrate a milioni di teledeficienti. Non serve praticare la danza o conoscere la musica, saper recitare o parlare almeno in un corretto italiano. Certamente è solo una piccola porzione del grande "mondo dello spettatolo", ma è quella che genera più denaro, mentre nei teatri veri anche i più grandi musicisti patiscono i tagli del Governo.

Già, il Governo. Un'immensa macchina imperiale in cui Berlusconi controlla la sua corte personale di ruffiani, adulatori, dipendenti, pronti a prostituire la propria professionalità ed influenza, in cambio di potere. La stessa corte che è riuscita a garantire il vuoto culturale del monopolio TV. La stessa corte che decide anche chi lavora in TV. Il grande capo può promettere un posto nel reality in cambio di uno spogliarello. Può offrire un'intervista sui giornali di gossip (di proprietà del Presidente del Consiglio) in cambio di una lap-dance. Può garantire ospitate in discoteca da 1000 euro a locale, in cambio di un giochino erotico.

Sesso in cambio di molti soldi e di una fama effimera. Il proprio nome sulla bocca di tutti. Il proprio volto sui giornali. Sé stesse come modello di milioni di ragazzine. Ed un'esercito di cortigiani che dai giornali ed in TV sono pronti a rendere la prostituzione, e le manie psicotiche del capo, fatti normali. Compatibili con le Istituzioni e la politica conservatrice di cui il Governo è fautore.

Un gigantesco conflitto di interessi, economico, culturale, sociale, morale. Che istituzionalizza la prostituzione. Che in cambio del potere chiede professionalità asservita agli uomini. Bellezza e sesso alle donne. Anche nella mercificazione delle persone le donne sono solo corpi e carne fresca per il sovrano. Non hanno intelligenza. Non hanno anima.

Ecco perché le donne sono scese in piazza. Vogliono dire basta ad un regime antidemocratico, tardo imperiale, che sprofonda i valori fondanti la nostra Costituzione nella melma di un becero maschilismo pseudo-fascista. Le mignotte ed i ruffiani non spariranno di certo. Ma lasciarli ai vertici della nostra classe dirigente sarebbe davvero troppo.

12 febbraio 2011

L'ultima parola del troll


Giulia InnocenziA proposito di prostituzione, esiste anche la prostituzione dei giornalisti
Maurizio BelpietroCara Innocenzi, ma tu ti sei mai chiesta perché sei stata scelta ad Annozero? Nessuno ti conosceva. Non eri nessuno. Perché Santoro prende sempre ragazze carine a fare due domandine per pochi minuti? Perché non sceglie una della precarie della RAI che aspettano un contratto?
In questa domanda già ci fa capire il maschilismo alla base delle sue valutazioni...
Sì ma perché le giornalista brave che fanno inchieste Santoro non le vuole e invece prende quelle carine che sorridono e fanno le domandine?
Lo so che ci sono giornaliste brave ma io...
Appunto!! Santoro invece prende quelle come te!! Non mi venire a fare la morale sulle veline. Fai solo due domandine
Ma è proprio quello che devo fare. Io intervisto i giovani e...
Ma allora perché non chiama le precarie? Perché non prende quelle brutte
Ma cosa c'entra? Ora le rispondo se mi lascia parlare
No devi farmi finire... se non mi lasci finire... lasciami finire...
D'accordo finisca e poi le rispondo
Perché Santoro ha assunto te che non sei giornalista? Voi siete le VELINE della sinistra! E fatela finita! Siete esattamente la stessa cosa!!
Allora: Santoro mi ha scelto dopo che ho partecipato allo spazio che ora conduco, in cui intervisto i Giovani Possibile che in RAI non c'è una giornalista capace di fare sue domandine? Sicuramente c'è, ma Allora perché Santoro ha preso te? La sua arroganza è Ma in RAI non c'è una sola giornalista che può fare le domandine che fai tu? Ma certo che Possibile che fra Ma io non le tante giornaliste della RAI non mi metto a non ce n'è nessuna giudicare la professionalità in grado di fare della altre giornaliste un paio di domandine?

Luca Telese: Non possiamo lasciar passare il fatto che Belpietro paragoni la Innocenzi ad una velina. Giulia Innocenzi è stata attivista radicale Ma perché con tante è stata candidata giornaliste precarie alla leadership che ci sono dei Giovani Democratici in RAI andando contro il vertice hanno preso proprio lei? quindi una battaglia Sì ma ci sono le precarie molto difficile che sono altrettanto poi è anche giornalista brave a fare collabora con la Fondazione di Montezemolo due domandine 

Gianluigi Paragone (chiede il primo piano): Visto? Dovevamo parlare del nostro servizio sull'inchiesta di Berlusconi. Telese invece di affrontare l'argomento preferisce litigare con Belpietro. Evidentemente è a corto di elementi probatori contro la nostra tesi.

Certo Gianluigi: non fa una piega... E poi si incazzano quando parlano della prostituzione dei giornalisti.

8 febbraio 2011

Una pesante zavorra



Ci sono milioni di elettori, sostenitori, tifosi, fan di Berlusconi. Milioni di fan i cui cervelli sono stati plagiati da un decennio di propaganda continua, che mette sullo stesso piano verità e menzogna, lasciando i fatti a quei pochi che hanno il tempo di andarsi ad informare, e che sanno dove andarsi ad informare. E fra questi ci sono centinaia di politici, amministratori, parlamentari pronti ad immolare la propria faccia nella difesa di ogni possibile stupro della democrazia e del normale vivere civile. Uomini politici che generalmente sono professionisti di chiara fama nel loro campo: medici, avvocati, commercialisti, ingegneri, professori universitari, manager, giornalisti. Tutti impazienti nel perseguire l'interesse del capo, e quindi il proprio. Un grosso pezzo della classe dirigente italiana vive e prolifera nella tutela di ciò che esula da ogni principio di legalità. Un cancro che ha metastasi diffuse capillarmente in ogni ambito della nostra società.

Berlusconi può anche dimettersi domattina. Può anche finire in galera. Resteranno milioni di futuri ex berlusconiani a fare da pesante zavorra per la ripresa della vita democratica. Occorreranno decenni per riprenderci, ed occorrerà avere le idee ben chiare. Questo è bene saperlo fin da ora.

7 febbraio 2011

Presa Diretta: un dettaglio nella spazzatura


L'ottimo Gianluca Bifolchi osserva acutamente che la puntata di Presa Diretta di ieri sera (che personalmente farei replicare in rotazione come i videoclip di MTV) mancava di un dettaglio importante. Sembra infatti dal reportage che una popolazione ben istruita, una "società civile innocente", che vive in comode villette, fino a ieri immerse nel verde, sia vittima di politici criminali e corrotti, e non è chiaro da chi questi politici siano stati eletti. L'inviato Domenico Iannacone non mostra l'immensità del bacino elettorale da cui emergono carriere politiche erette sulle stabili fondamenta della collusione e del voto di scambio. I politici al contrario sembrano un "corpo estraneo" alla pura e disperata popolazione campana. In fondo basterebbero 30 secondi di interventi per rendere il servizio davvero completo. Basterebbe un giro in qualche zona popolare per raccogliere un paio di commenti beceri che rappresentino il degrado sociale e morale della Campania.

In realtà il giornalista deve plasmare il pezzo sulla sua tesi, che è il frutto della sua analisi, senza ovviamente stravolgere i fatti in funzione di essa. Quei 30 secondi sarebbero bastati al generico spettatore del nord 'civile' per fargli dire: "Ecco i napoletani che si scelgono per 10 anni Bassolino&co e poi si lamentano! E noi paghiamo per risolvere i loro problemi". 30 secondi che avrebbero demolito, banalizzandolo, l'intero reportage.

A meno che Iannaccone non avesse fatto capire che il Sud è vittima di politiche sciagurate da 150 anni. Che il tessuto economico e sociale depredato di ogni risorsa non consente una realtà imprenditoriale virtuosa. Che sussidi statali e pubblici appalti sono una fonte importante di ricchezza. Che tale ricchezza si fonda sui favori dei politici. Che i politici sono espressione dei potentati locali, i quali offrono lavoro a potenziali elettori. Che quando ti manca il lavoro, non sei libero nelle scelte democratiche, ma appoggi chi ti promette di farti arrivare alla fine del prossimo mese. Che i giovani migliori e talentuosi vanno via, privando la futura classe dirigente di figure valide ed autorevoli. Che chi resta deve adattarsi alla realtà o soccombere. Che i politici locali sono naturalmente espressione di questa realtà: hanno raggiunto il successo personale cavalcando il sistema, ed edificano le proprie carriere istituzionali assecondando il sistema. Potremmo anche evitare di dilungarci sulla camorra.

Per trattare solo questo aspetto, però, ci sarebbe voluta un'intera puntata. Meglio allora concentrarsi su un problema ed esporlo nella maniera più adatta al pubblico a cui dovrebbe essere rivolta. Che non è quello campano.