Schede

3 maggio 2011

Yes Wii can

"Bin Laden sei finito!"
"Ce l'avete fatta alla fine. Non sapevate più dove cercare..."
"Ma che dici? Sapevamo da tempo dove eri."
"Sì sì, come no... e allora perché avete sterminato 600.000 civili in Iraq, e continuate a setacciare l'Afghanistan?"
"Idiota, era solo una mossa diversiva per farti cadere in trappola: ora sei nostro!"
"Sì sì, come dici tu. D'accordo avete vinto. Mi arrendo."
"Cosa??!!"
"Ho detto che mi arrendo. Su arrestatemi."
"Ma non hai capito? Sei finito. Sei morto! Io ti devo ammazzare. Tu sei Bin Laden!!"
"E tu sei il grande liberatore americano, sei la Grande Democrazia, il difensore della giustizia, no? Tu rischi la vita per questi valori, giusto? E allora arrestami: voglio un normale processo."
"Hahahaha... vuole il processo!! Sei divertente!! E cosa ti aspetti dal processo? Hai abbattuto le Twin Towers, hai compiuto attentati ignobili. Finirai alla forca come Saddam."
"Non credo. In questo PC ho criptato le prove della mia collaborazione con gli USA. E ci sono tutti gli errori della CIA prima dell'11 settembre. Per non parlare dei documenti sulle stragi che avete causato in Iraq e Afghanistan. Il vero motivo della vostra guerra è scritto qui: gas e petrolio. Non potranno giustiziarmi. Voi siete il mio salvacondotto"
...

bzzz... bzzz... "Sindacato a Primo Maggio... Sindacato a Primo Maggio... come va il concerto?"
"Qui Primo Maggio. Vi riceviamo. Il concer..."
"COGLIONE!! Cosa aspetti a farlo fuori?? Lo sai che anche il Presidente segue il video della Missione??!! Che figura facciamo, eh? Ce l'hai davanti: spara!!"
"Ma, Comandante, il 'cantante' si è arreso..."
"Che cosa??!! Arreso? ARRESO?! Ma tu sei scemo o cosa? Gli ordini li conosci: falla finita e venite via di lì!!"
"Ma... Comandante, dice di avere rivelazioni importanti sulle nostre operazioni in Medio Oriente. Il tribunale potrebbe..."
"Ma quali prove? Quale tribunale?? Io ti degrado, ti distruggo!! Spara ho detto!!"
"Comandante: qui è in gioco la libertà, la giustizia, la verit..."
BANG!!!!

Casa Bianca, nella Situation Room, il Presidente Obama esulta:"Wow, funziona davvero!! Che figata questa Wii!!"

Yes Wii can.

17 marzo 2011

Festa dell'Unità. Non quella. L'altra.

tricolore

17 marzo. Tutti a festeggiare!! Cosa? La Festa dell'Unità! No, non quella dei comunisti. Intendo i 150 anni dall'Unità d'Italia!! In realtà l'Italia 150 anni fa non era proprio unita. Mancava un pezzo: le terre del Papa, proprio in mezzo allo stivale. Lo Stato teocratico che da secoli andava in giro a convincere le Potenze europee ad intervenire quando sentiva minacciati i propri interessi. Quella specie di emirato fondamentalista retto da un ayatollah medioevale. Ma non fa niente. Oggi festeggiamo l'Unità. Ma perché proprio oggi? Il 17 marzo? Che ignorante che sono. Proviamo a chiederlo a chi dovrebbe guidare le nostre scelte politiche ed ideologiche. Maria De Filippi? No, i parlamentari...

Come non detto. Vabbé. Se tutti festeggiano oggi, vuol dire che il 17 marzo 1861 è nata l'Italia: è un fatto storico no? Se il 25 dicembre mezzo mondo festeggia la nascita di Gesù, chi sono io per dubitarne? Sì lo so: Wikipedia dice che 150 anni fa nacque il Regno D'Italia. Cioè Vittorio Emanuele II avrebbe invaso gli Stati preunitari, prendendosi quasi tutta la penisola, chiamando questo Piemonte allargato Regno D'Italia. E mantenne nel nome il numero ordinale "II", tanto per mettere le cose in chiaro. Ma tanto si sa che Wikipedia è scritta da persone qualunque, proprio come me. Puoi mai fidarti? E poi se fosse così, oggi staremmo celebrando la nascita di uno Stato monarchico, morto nel '46, e non l'Unità.

Intanto tipi come Lorenzo Del Boca, Pino Aprile, Giovanni Fasanella, Antonella Grippo, Giordano Bruno Guerri, Elena Bianchini Braglia, ed altri, continuano a blaterare dell'invasione del Sud, delle stragi e dei massacri, del saccheggio delle ricchezze del Regno borbonico, della deportazione degli impianti industriali al nord, delle leggi marziali che impedirono ogni attività economica, e costrinsero milioni di persone ad emigrare. Raccontano di uno Stato "unitario" che per 150 anni ha costantemente tenuto il Meridione in una condizione di inferiorità. Si lamentano di un'Unità mai realizzata. Se queste cose fossero vere in TV ne parlerebbero no? Non è concepibile che le più importanti personalità stiano solo difendendo un falso storico con retorica di propaganda. No non ci credo.

Oggi festeggiamo l'Unità. E va bene, ho capito. 150 anni fa Venezia, Trieste e Trento erano ancora governate dagli austriaci. Ma non possiamo sottilizzare. In fondo l'Unità "vera" la avemmo il 4 novembre del 1918. Ma resterebbe ancora la Corsica, che proprio i Savoia cedettero alla Francia poco prima che nascesse Napoleone. E poi Mussolini restituì un pezzo di Roma al Papa. E l'Istria, usurpata dai titini ormai è andata. Quindi l'Italia è unita o no?

Qua non si capisce più niente! Il nostro bel tricolore, che rappresenta valori illuministici, liberali, democratici, repubblicani, anticlericali, verrebbe sventolato per festeggiare l'impresa dei Savoia? E allora perché lo sventola pure il Papa, assieme ai cardinali e ai democristiani. E cosa celebreranno mai i fascisti, gli ex fascisti, e i monarchici, con quel tricolore? Boh? Già è tanto che con tutte queste bandiere nessuno mi abbia ancora chiesto: "Con chi gioca l'Italia?"

Fede alla Miss: ti do una mano


In una storia fatta di una serie infinita di balle a reti unificate, di continue ritrattazioni e fantasiose strategie da opporre alla Procura, di tentativi di corruzione all'anagrafe marocchina, quanto pensate fossero sincere le parole del buon Emilio Fede quando dichiarava (con proverbiale raffinatezza) di non conoscere la giovane Ruby? Neanche un po'. Infatti il TgLa7 ci regala il video del concorso di bellezza in cui l'arzillo direttore promise di dare una mano ad una povera sedicenne marocchina. Fu un'esplosione di generosità improvvisa? Magari dovuta ad una travolgente marea ormonale che, rinverdendo nell'anziano l'ebrezza dell'adolescenza, lo spinse ad offrire il proprio aiuto con tanto entusiasmo? Un fatto momentaneo? Sembra proprio di no. E non deve essere una novità per chi conosce il personaggio. Pare che Fede, piuttosto che limitarsi a curare la qualità dei servizi del suo TG, adori bazzicare nell'ambiente dei concorsi di bellezza: quale posto migliore per arruolare ninfette per il suo TG? Eccovi il video che dimostra come anche nell'edizione del 2010 Fede allungò le grinfie sulla vincitrice minorenne. Dopo poche settimane scoppia lo scandalo. E la Procura pensa che le future meteorine non fossero destinate solo alle previsioni del tempo: scampato pericolo per Giusy Buscemi.

10 marzo 2011

Il PD candida Morcone a sindaco di Napoli

Mario Morcone

Dopo il gran casino delle primarie per l'elezione del candidato a sindaco di Napoli, il PD cosa fa? Decide di rivolgersi ad un esponente "della società civile". Potrebbe scegliere un uomo probo, immacolato. Potrebbe scegliere di appoggiare De Magistris, che comunque entrò in politica come esponente della società civile. In tal modo potrebbe riunire il fronte della sinistra partenopea dopo i danni di Bassolino, e le sconfitte elettorali.

Potrebbe.

Ed invece tira fuori Mario Morcone, indagato assieme a Gianni Letta (sì Gianni, il compare di Berlusconi) per turbativa d'asta, truffa ed abuso d'ufficio. Uno capace di perle tipo: "non sono chiuso nè verso la sinistra nè verso il polo moderato". E ci mancherebbe altro: se non fossi caro ai moderati democattolici terzopolisti del PD, non staresti lì. Ed ancora: "De Mita sarà una delle prime telefonate che farò; mi sembra doveroso verso un uomo che ha rappresentato tanto nel nostro paese". Capito? De Mita! C'è da aggiungere altro? Ah sì: D'Alema in persona scenderà a Napoli per "battezzarlo". Sì, D'Alema va ancora in giro a parlare. E sembra che ci sia gente ad ascoltarlo. In fondo nessuno rappresenta meglio di lui il PD attuale.

Quasi nessuno. Ci sono quelli come Sergio D'Antoni che illuminano la scena politica con preziose analisi: "Le dichiarazioni di Luigi De Magistris appaiono deludenti e sbagliate. Lavorare contro l'unità delle forze di centrosinistra in questo momento significa indebolire l'unico fronte capace di battere la destra impedendole di prendere il controllo di Comune, Provincia e Regione". Caro Sergio: Provincia e Regione se li sono già prese. E proprio grazie al PD. Sveglia! E tu saresti il "responsabile dell'organizzazione e delle politiche del PD sul territorio"? Complimenti.

8 marzo 2011

L'8 marzo della banda Sallusti

Buon 8 marzo a tutte le donne dal vostro caro direttore Sallusti. Ma anche no. Abbiamo uno scoop che drena ogni residuo valore da questa ricorrenza. Eccolo (clicca per ingrandire):


"Nessun nome né casi specifici". Iniziamo bene. Però "le voci ci sono". Sono quei comunisti dei magistrati che hanno bisogno dei fatti. Per Il Giornale le voci bastano. E se non bastano le inventano. Se ne occupa prontamente Melania Rizzoli, consorte dell'ex editore più importante d'Italia prima che Berlusconi mettesse le zampe sulla Mondadori (a suon di mazzette). Sì, proprio quella che difese prontamente la battutaccia del suo idolo sui gay: l'omosessualità è una condizione "che la natura stessa, che mai sbaglia, tende a non far evolvere, a circoscrivere in una mino­ranza che non ha la possibilità di auto-riprodur­si". Infatti "l’evoluzione della specie, la scienza e il futuro prevedono" che "l'organo genitale [femminile] al mo­m­ento del concepimento si modifica e sosti­tuisce di fatto il ruolo e l’organo maschile". Partenogenesi. Anche per la donna. Gli omosessuali insomma sono contro natura. Sembra che la signora faccia il medico. Vaglielo a spiegare che la medicina è la più innaturale delle pratiche umane.
Per non parlare di quando attaccò la pillola Ru-486 descrivendo quello che prova una donna con "quel “coso” morto lì dentro che deve essere eliminato".

Ebbene, questo esimio medico "rispondendo a una domanda di Klaus Davi non ha escluso che ci possa­n­o essere parlamen­tari della sinistra elette dopo essersi concesse sessual­mente ai capi di par­tito". Adesso che abbiamo il "Cosa?" ed il "Perché?" mancano il "Chi?", "Dove?", "Quando?": le cinque W non sono di casa al Giornale. E quando lo sono non vengono certo accolte dalla Verità. In fondo Sallusti è degno allievo di Belpietro.

mimosaTutto questo per dire che l'8 marzo "è una commemorazio­ne inutile, che non aiuta a migliora­re la condizione del lavoro femmi­nile". Certo: ma serve a ricordare che c'è gente come lei, ed il suo amato capo, che lavora alacremente per peggiorarla. E che confonde la Festa della Donna col festino bunga bunga.

Intanto, voglio augurare a tutti, e non solo alle donne, un buon 8 marzo.

4 marzo 2011

Il piano F: la terapia di gruppo


Dopo i piani A, B, C, D ed E per difendersi dalla Procura, elencati da Alessandro Gilioli, ho il sospetto di aver capito quale sarà il piano F: era tutta una terapia psicologica di gruppo.

2 marzo 2011

Bondi e la depressione del kamikaze


Bondi si dimette; "in secondo luogo" perché ha incontrato difficoltà. Ma il motivo principale è perché non l'hanno sostenuto. Chi? I pasdaràn berlusconiani, quelli che immolano la propria faccia nella difesa quotidiana dell'indifendibile. Quelli che consumano le unghie sugli specchi pur di dimostrare al capo fedeltà incondizionata. Ecco quei kamikaze mediatici non si sono spesi con altrettanto zelo a difenderlo. Lui che in ogni occasione ha fatto da scudo al padrone con la sua reputazione. Ha avuto difficoltà, e Tremonti non gli ha dato i soldi per mantenere il suoi impegno (che dovrebbe essere almeno non demolire ciò che resta del nostro patrimonio). E nessuno l'ha difeso contro le ingiuste accuse della sinistra. Nessuno ha detto:"Poverino!! Che colpa ne ha lui se i soldi non ci sono?"

Un Ministro della Repubblica Italiana non si dimette perché ha sbagliato. Perché non è stato capace di tutelare la ricchezza culturale italiana. Perché il suo Governo non è in grado di trovare fondi sufficienti da investire nei tesori dell'arte nazionale. Perché non è stato all'altezza di sfruttare la più prestigiosa fonte di PIL che abbiamo. No. Il Ministro(!) si dimette perché non lo difendono. Perché il padrone non dedica campagne stampa a sua tutela. Perché in qualunque posto si reca non riceve altro che fischi e nessuno gli seleziona platee giovani e plaudenti, o gli offre schiere di zelanti poliziotti che tengano alla larga i "dissidenti".

Credo che in Italia più di questo non ci meritiamo.

Contro natura


"L'omosessualità è contro natura". Una frase molto popolare (assieme ad altre più colorite locuzioni) tra le fila dei cattolici conservatori leghisti neoceltici druido-vaticanofili cristiani. Una della ragioni con cui si cerca ancora oggi di opporsi al riconoscimento dei diritti degli omosessuali. Ma cosa vuol dire contro natura?
Se si intende per "naturale" ciò che esisterebbe comunque anche senza l'intervento tecnologico dell'uomo, allora l'omosessualità è più che naturale.

Se invece con "naturale" si intendono le caratteristiche che, dopo millenni di storia evolutiva fisica, sociale e antropologica umana, sono state selezionate come ottimali alla conservazione della specie, allora forse hanno ragione: gli omosessuali sono contro natura. Sì, insomma, se escludessimo gli aspetti culturali ed intellettuali dell'uomo, e lo considerassimo un animale nel suo habitat, allora potremmo tracciarne un profilo "naturale".

Per qualche motivo non viviamo in branchi in cui un solo maschio alfa feconda tutte le donne che curano la prole in comunità, anche se abbiamo esemplari che tentano di contrastare questa realtà inserendo nel percorso evolutivo la variabile bunga-bunga. Le nostre femmine devono curare la prole per lungo tempo, ed hanno selezionato i maschi in funzione della loro capacità di aiutarle, materialmente, per molti anni. Quindi per ottimizzare la procreazione alla donna serve un uomo che sia capace di aiutarla a crescere i figli, e che non la abbandoni. Avremmo potuto darci alle orge come i bonobo e rendere i nostri sabato sera più divertenti, ma purtroppo la struttura familiare umana si è stabilizzata in modo da fare contento il Papa (e meno il Papi): un maschietto ed una femminuccia (che devono riprodursi) monogami (così curano la prole).

Quindi due uomini o due donne che vogliono mettere su famiglia sarebbero contro natura: non possono procreare. Ma anche una famiglia composta da un uomo ed una donna, di cui uno sterile, è contro natura. Ed anche un uomo che abbandona la propria moglie agisce contro natura. Anche un cieco è contro natura: verrebbe subito sbranato dal leone, che ha appena digerito il miope, mentre lo zoppo è lì a tentare un'inutile fuga. La selezione non perdona.

Per fortuna il nostro innaturale cervello ha partorito una serie di cosucce poco naturali che permettono allo zoppo di camminare, al miope di vedere, al cieco di evitare di trovarsi da solo nella savana, alla donna abbandonata di essere indipendente e chiedere gli alimenti al marito fedifrago, alle coppie sterili di procreare e agli ultrasettantenni di non sfigurare davanti ad un plotone di giovani ed attraenti esemplari di femmine da monta.

Quindi, a meno che non vogliamo vietare per legge ogni artificioso intervento umano nel corso naturale delle nostre esistenze, direi che negare agli omosessuali i diritti che ad altri sono concessi sia un discorso contro la logica (che è molto peggio di "contro natura"). In fondo poi contro natura lo siamo un po' tutti no?

1 marzo 2011

Groundhog Day


"Combattevamo Berlusconi come corruttore, prima che come tiranno; il berlusconismo come tutela paterna prima che come dittatura; non insistevamo sui lamenti per mancanza della libertà e per la violenza, ma rivolgemmo la nostra polemica contro gli italiani che non resistevano, che si lasciavano addomesticare."

"Il berlusconismo è il governo che si merita un'Italia di disoccupati e di parassiti ancora lontana dalle moderne forme di convivenza democratiche e liberali, e che per combatterlo bisogna lavorare per una rivoluzione integrale, dell'economia come delle coscienze."

"Egli non ha nulla di religioso, sdegna il problema come tale, non sopporta la lotta con il dubbio: ha bisogno di una fede per non doverci più pensare, per essere il braccio temporale di un'idea trascendente. Avrebbe potuto riuscire il duce di una Compagnia di Gesù, l'arma di un pontefice persecutore di eretici, con una sola idea in testa da ripetere e da far entrare «a suon di propaganda» nei «crani refrattari»."

"Il berlusconismo è [...] un risultato assai più grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza."
Non sono stralci da Il Fatto Quotidiano, esternazioni di Antonio Di Pietro o citazioni di Marco Travaglio. Sono le parole di Piero Gobetti, giornalista morto nel 1926 a soli 25 anni. Gobetti era un pensatore talmente brillante da spingere le sue analisi 80 anni nel futuro. A dispetto della sua giovane età, aveva già capito gli Italiani tanto da poter azzardare commenti sull'Italia del XXI secolo...

...adesso però provate a passare con il mouse sulle parole in grassetto (se state leggendo il post dai feed la cosa non funziona: andate sul blog). Ecco svelata la triste verità: non c'è nessuna premonizione! Non per togliere meriti a Gobetti, ma certo non possiamo pretendere da lui capacità divinatorie. Aveva già il suo bel da fare con i fascisti. E non gliele mandava certo a dire. Anzi. Quelle sono solo alcune delle sue accuse al regime così come citate da Wikiquote. Però attenzione: basta cambiare qualche parolina, e sono pronte ad essere pubblicate su Il Fatto Quotidiano di domani.

80 anni. Sono passati 80 anni. E Gobetti è ancora "sul pezzo". Perché la sua lotta è attuale. Perché ancora attuale è la situazione che si trovò ad affrontare negli anni '20. Perché dopo 80 anni gli Italiani fanno ancora le stesse cazzate. Mi sembra di stare in quel vecchio film con Bill Murray, in cui i giorni si ripetono sempre uguali. Murray però riuscì ad imparare qualcosa dai suoi ripetitivi errori, e ruppe l'incantesimo. E noi invece? Ne saremo mai capaci?

17 febbraio 2011

Ti sputtanerò


"E' satira fino a un certo punto" hanno detto Luca e Paolo. Fabio Chiusi sembra essere d'accordo: in fondo non fanno altro che elencare fatti di cronaca documentati, e canticchiarli in modo simpatico. Fatti veri. Nessuna invenzione comica. Quindi non è satira. Ne siamo sicuri??

Sembra sia difficile definire cosa sia davvero la satira. Eppure è una cosa banale. La satira è un sottoinsieme della comicità. Chi fa satira esprime un'opinione in modo comico. Tutto qui? Tutto qui.

Insomma, una barzelletta è comica. Un articolo di giornale, sul bunga bunga e le intercettazioni, è informazione o opinione. Elio e le storie tese che cantano "bunga bunga" è satira. Perché fa ridere (a me tanto). Perché racconta dei fatti veri in modo ridicolo. Perché ci fa notare che quei fatti sono ridicoli. Ecco il messaggio, l'opinione, che trasformano la comicità in satira.

Certo c'è la satira buona e quella cattiva. Quella che veicola messaggi importanti, e quella che si limita a ridicolizzare qualcuno in modo volgare. Quella di Luca e Paolo, nel "tempio" della musica leggera, è satira leggera. Come dice Fabio Chiusi, elenca solo fatti veri. Ma, proprio come Elio, fa ridere (almeno io ho riso di gusto). E ridendo ci fa notare come quei fatti, strappati dalla cornice di finta serietà dei telegiornali, tolta la pesante maschera di cerone che l'informazione servile vi ha steso sopra, ed infilati nel testo di un vecchio pezzo di Morandi, diventano efficacemente comici. Proprio perché sono ridicoli. E ancora più ridicola (se possibile) è l'immagine dei protagonisti, Berlusconi e Fini, che occupano le più alte cariche del nostro Stato.

Forse guardando un po' più in là scorgiamo il triviale tentativo di accostare le vicende di Berlusconi a quelle di Fini, quasi a volerle equiparare, banalizzando la gravità delle porcate del Presidente del Consiglio. E qui possiamo discutere della qualità del messaggio satirico.

In ogni caso, ciò che conta è che anche solo elencando fatti reali, si può fare una satira dissacrante, tanto da acutizzare l'ulcera del direttore (o del suo mandante), e costringerlo ad una battuta talmente comica, che meriterebbe una canzoncina tutta sua.

15 febbraio 2011

Minzolini Fan Club

Clicca sull'immagine per ingrandire
Poco tempo fa parlai della zavorra culturale che ci porteremo dietro per anni, quando l'era di Berlusconi sarà finalmente chiusa. Milioni di persone che inondano i gruppi di Facebook con i loro deliri, trasudando ignoranza culturale e democratica. Prendiamo ad esempio il Minzolini fan-club. Non ho oscurato i nomi dei commentatori perché sono praticamente pubblici: basta avere un account Facebook ed andare su questa pagina del "club" per godere della loro idiozia. Quello che mi colpisce è la passione con cui affermano di essere dalla parte della democrazia, della Costituzione, della libertà. Credo siano sinceri, in buona fede. E questa è la vera tragedia della nostra povera Italia.

Se non ora quando? Ma soprattutto perché?


Niente di nuovo. Ragazze bellissime alla ricerca della bella vita: denaro e potere. Storia vecchia. Ognuno può citare decine di casi di belle donne che preferiscono il tipo ricco, brutto e ignorante ma con la Ferrari, piuttosto che il bel precario, dottore in filologia romanza, che si arrangia facendo il commesso in libreria. Certo non stiamo considerando donne dotate di profonda sensibilità. Le modelle fanno la fila davanti alle ville dei calciatori di serie A non certo affascinate dalla loro cultura.

Più soldi si cercano, maggiore è il potere di chi si vuole sedurre, e più saranno i compromessi a cui bisognerebbe sottostare. Compromessi in termini di dignità personale. Andare a letto con un tizio basso e calvo di 50 anni più vecchio non è certo il sogno di ogni donna. E l'immagine che si dà di sé non è molto edificante. O almeno non lo era.

Lo scandalo è che quei compromessi oggi sono stati abbattuti. La collega che andava a letto col capoufficio per la promozione, doveva tutelare la clandestinità del rapporto. Oggi invece fa lo strip tease sul tavolo del consiglio di amministrazione. Ed in cambio riceve un posto da dirigente, da ministro, da prima attrice a teatro, da testimonial, da opinionista, da valletta. Nessuno scandalo. Nessuna smorfia di disapprovazione: è bella; se lo può permettere. E chi paga la prestazione non è l'amministratore delegato: sono i poveri impiegati che avrebbero diritto a quel posto.

Da sempre la bellezza femminile è stata usata per andare a caccia del marito ricco ed influente, o per garantirsi sontuosi onorari in cambio di prestazioni sessuali. Da sempre, in mancanza di talento o preparazione, molte ragazze approfittano della loro avvenenza per sfuggire all'alternativa di un magro ed incerto stipendio (e la crisi potrebbe anche fare da catalizzatore). Si può dibattere sugli aspetti morali del fenomeno, ma non è per questo motivo che le donne sono scese in piazza.

Per diventare ballerina alla Scala, top manager d'azienda, dirigente pubblico, presentatrice TV, attrice al cinema, giornalista del TG, parlamentare o ministro bisognerebbe dimostrare di averne il talento o la preparazione, superare selezioni, e tutta quella vecchia roba fuori moda dell'impegno e del sacrificio. Le scorciatoie si trovano sempre (magari in camera da letto, ma anche col voto di scambio, con la telefonata dello zio vescovo). Ma niente dovrebbe prescindere dalle capacità che effettivamente si possiede. Tuttavia qui stiamo entrando nel tema della meritocrazia. E non è per questo motivo che le donne sono scese in piazza.

Lo scandalo che porta un milione di donne ad urlare "Basta!" risiede nel fatto che ora il loro corpo è il miglior curriculum professionale sul mercato sociale. Che non permette solo di diventare una ricca cortigiana, o una cocotte mantenuta, ma consente di accedere posizioni di grande responsabilità nelle pubbliche istituzioni. E dietro le quinte del piccolo schermo, mettere a disposizione la propria bellezza è l'unico requisito necessario per avere un posto davanti alle telecamere di insulse trasmissioni che non temono concorrenza, somministrate a milioni di teledeficienti. Non serve praticare la danza o conoscere la musica, saper recitare o parlare almeno in un corretto italiano. Certamente è solo una piccola porzione del grande "mondo dello spettatolo", ma è quella che genera più denaro, mentre nei teatri veri anche i più grandi musicisti patiscono i tagli del Governo.

Già, il Governo. Un'immensa macchina imperiale in cui Berlusconi controlla la sua corte personale di ruffiani, adulatori, dipendenti, pronti a prostituire la propria professionalità ed influenza, in cambio di potere. La stessa corte che è riuscita a garantire il vuoto culturale del monopolio TV. La stessa corte che decide anche chi lavora in TV. Il grande capo può promettere un posto nel reality in cambio di uno spogliarello. Può offrire un'intervista sui giornali di gossip (di proprietà del Presidente del Consiglio) in cambio di una lap-dance. Può garantire ospitate in discoteca da 1000 euro a locale, in cambio di un giochino erotico.

Sesso in cambio di molti soldi e di una fama effimera. Il proprio nome sulla bocca di tutti. Il proprio volto sui giornali. Sé stesse come modello di milioni di ragazzine. Ed un'esercito di cortigiani che dai giornali ed in TV sono pronti a rendere la prostituzione, e le manie psicotiche del capo, fatti normali. Compatibili con le Istituzioni e la politica conservatrice di cui il Governo è fautore.

Un gigantesco conflitto di interessi, economico, culturale, sociale, morale. Che istituzionalizza la prostituzione. Che in cambio del potere chiede professionalità asservita agli uomini. Bellezza e sesso alle donne. Anche nella mercificazione delle persone le donne sono solo corpi e carne fresca per il sovrano. Non hanno intelligenza. Non hanno anima.

Ecco perché le donne sono scese in piazza. Vogliono dire basta ad un regime antidemocratico, tardo imperiale, che sprofonda i valori fondanti la nostra Costituzione nella melma di un becero maschilismo pseudo-fascista. Le mignotte ed i ruffiani non spariranno di certo. Ma lasciarli ai vertici della nostra classe dirigente sarebbe davvero troppo.

12 febbraio 2011

L'ultima parola del troll


Giulia InnocenziA proposito di prostituzione, esiste anche la prostituzione dei giornalisti
Maurizio BelpietroCara Innocenzi, ma tu ti sei mai chiesta perché sei stata scelta ad Annozero? Nessuno ti conosceva. Non eri nessuno. Perché Santoro prende sempre ragazze carine a fare due domandine per pochi minuti? Perché non sceglie una della precarie della RAI che aspettano un contratto?
In questa domanda già ci fa capire il maschilismo alla base delle sue valutazioni...
Sì ma perché le giornalista brave che fanno inchieste Santoro non le vuole e invece prende quelle carine che sorridono e fanno le domandine?
Lo so che ci sono giornaliste brave ma io...
Appunto!! Santoro invece prende quelle come te!! Non mi venire a fare la morale sulle veline. Fai solo due domandine
Ma è proprio quello che devo fare. Io intervisto i giovani e...
Ma allora perché non chiama le precarie? Perché non prende quelle brutte
Ma cosa c'entra? Ora le rispondo se mi lascia parlare
No devi farmi finire... se non mi lasci finire... lasciami finire...
D'accordo finisca e poi le rispondo
Perché Santoro ha assunto te che non sei giornalista? Voi siete le VELINE della sinistra! E fatela finita! Siete esattamente la stessa cosa!!
Allora: Santoro mi ha scelto dopo che ho partecipato allo spazio che ora conduco, in cui intervisto i Giovani Possibile che in RAI non c'è una giornalista capace di fare sue domandine? Sicuramente c'è, ma Allora perché Santoro ha preso te? La sua arroganza è Ma in RAI non c'è una sola giornalista che può fare le domandine che fai tu? Ma certo che Possibile che fra Ma io non le tante giornaliste della RAI non mi metto a non ce n'è nessuna giudicare la professionalità in grado di fare della altre giornaliste un paio di domandine?

Luca Telese: Non possiamo lasciar passare il fatto che Belpietro paragoni la Innocenzi ad una velina. Giulia Innocenzi è stata attivista radicale Ma perché con tante è stata candidata giornaliste precarie alla leadership che ci sono dei Giovani Democratici in RAI andando contro il vertice hanno preso proprio lei? quindi una battaglia Sì ma ci sono le precarie molto difficile che sono altrettanto poi è anche giornalista brave a fare collabora con la Fondazione di Montezemolo due domandine 

Gianluigi Paragone (chiede il primo piano): Visto? Dovevamo parlare del nostro servizio sull'inchiesta di Berlusconi. Telese invece di affrontare l'argomento preferisce litigare con Belpietro. Evidentemente è a corto di elementi probatori contro la nostra tesi.

Certo Gianluigi: non fa una piega... E poi si incazzano quando parlano della prostituzione dei giornalisti.

8 febbraio 2011

Una pesante zavorra



Ci sono milioni di elettori, sostenitori, tifosi, fan di Berlusconi. Milioni di fan i cui cervelli sono stati plagiati da un decennio di propaganda continua, che mette sullo stesso piano verità e menzogna, lasciando i fatti a quei pochi che hanno il tempo di andarsi ad informare, e che sanno dove andarsi ad informare. E fra questi ci sono centinaia di politici, amministratori, parlamentari pronti ad immolare la propria faccia nella difesa di ogni possibile stupro della democrazia e del normale vivere civile. Uomini politici che generalmente sono professionisti di chiara fama nel loro campo: medici, avvocati, commercialisti, ingegneri, professori universitari, manager, giornalisti. Tutti impazienti nel perseguire l'interesse del capo, e quindi il proprio. Un grosso pezzo della classe dirigente italiana vive e prolifera nella tutela di ciò che esula da ogni principio di legalità. Un cancro che ha metastasi diffuse capillarmente in ogni ambito della nostra società.

Berlusconi può anche dimettersi domattina. Può anche finire in galera. Resteranno milioni di futuri ex berlusconiani a fare da pesante zavorra per la ripresa della vita democratica. Occorreranno decenni per riprenderci, ed occorrerà avere le idee ben chiare. Questo è bene saperlo fin da ora.

7 febbraio 2011

Presa Diretta: un dettaglio nella spazzatura


L'ottimo Gianluca Bifolchi osserva acutamente che la puntata di Presa Diretta di ieri sera (che personalmente farei replicare in rotazione come i videoclip di MTV) mancava di un dettaglio importante. Sembra infatti dal reportage che una popolazione ben istruita, una "società civile innocente", che vive in comode villette, fino a ieri immerse nel verde, sia vittima di politici criminali e corrotti, e non è chiaro da chi questi politici siano stati eletti. L'inviato Domenico Iannacone non mostra l'immensità del bacino elettorale da cui emergono carriere politiche erette sulle stabili fondamenta della collusione e del voto di scambio. I politici al contrario sembrano un "corpo estraneo" alla pura e disperata popolazione campana. In fondo basterebbero 30 secondi di interventi per rendere il servizio davvero completo. Basterebbe un giro in qualche zona popolare per raccogliere un paio di commenti beceri che rappresentino il degrado sociale e morale della Campania.

In realtà il giornalista deve plasmare il pezzo sulla sua tesi, che è il frutto della sua analisi, senza ovviamente stravolgere i fatti in funzione di essa. Quei 30 secondi sarebbero bastati al generico spettatore del nord 'civile' per fargli dire: "Ecco i napoletani che si scelgono per 10 anni Bassolino&co e poi si lamentano! E noi paghiamo per risolvere i loro problemi". 30 secondi che avrebbero demolito, banalizzandolo, l'intero reportage.

A meno che Iannaccone non avesse fatto capire che il Sud è vittima di politiche sciagurate da 150 anni. Che il tessuto economico e sociale depredato di ogni risorsa non consente una realtà imprenditoriale virtuosa. Che sussidi statali e pubblici appalti sono una fonte importante di ricchezza. Che tale ricchezza si fonda sui favori dei politici. Che i politici sono espressione dei potentati locali, i quali offrono lavoro a potenziali elettori. Che quando ti manca il lavoro, non sei libero nelle scelte democratiche, ma appoggi chi ti promette di farti arrivare alla fine del prossimo mese. Che i giovani migliori e talentuosi vanno via, privando la futura classe dirigente di figure valide ed autorevoli. Che chi resta deve adattarsi alla realtà o soccombere. Che i politici locali sono naturalmente espressione di questa realtà: hanno raggiunto il successo personale cavalcando il sistema, ed edificano le proprie carriere istituzionali assecondando il sistema. Potremmo anche evitare di dilungarci sulla camorra.

Per trattare solo questo aspetto, però, ci sarebbe voluta un'intera puntata. Meglio allora concentrarsi su un problema ed esporlo nella maniera più adatta al pubblico a cui dovrebbe essere rivolta. Che non è quello campano.

25 gennaio 2011

Quando la magistratura non serve


C'era una volta un Paese democratico. In quel Paese viveva un uomo politico di enorme successo: Milvio De Rusconi.

De Rusconi era un comunista, o almeno così continuavano a definirlo i suoi oppositori. Di sicuro era un progressista laico. Per la verità era proprio anticlericale. Un mangiapreti vecchia maniera. Non avversava solo le ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche nella vita politica e sociale del suo Paese. De Rusconi conduceva una battaglia durissima contro la religione in quanto "inutile fardello ideologico fondato sulle fragili fondamenta della superstizione", queste le sue parole. Tutto ciò che è buono e condivisibile nei precetti di qualsiasi religione (amore per il prossimo, solidarietà, giustizia sociale, pace, e tanto altro ancora) non ha bisogno di Dio per avere una giustificazione. Viceversa ogni opinione arcaica e conservatrice dei credenti su temi come famiglia, divorzio, aborto, eutanasia, contraccezione, unioni omosessuali, simboli religiosi negli edifici pubblici, scuole confessionali, era basata sui dettami delle alte sfere ecclesiali, che a loro volta tiravano in ballo la volontà di Dio.
Una battaglia politica durata anni, una folta schiera di sostenitori, una maggioranza schiacciante per il suo Partito, la nomina a Presidente del Consiglio. Il consenso popolare gli garantiva un'azione di governo sicura. Finché...

Un paparazzo. Un maledetto paparazzo. La copertina del settimanale gossipparo Qui. Ed il suo Direttore Oronzo Signorina a vantarsi del lungo pedinamento e delle testimonianze che dimostravano come Del Rusconi andasse regolarmente a messa. Non tutte le domeniche. Appena poteva. E la foto era lì, impietosa, ad inchiodarlo mentre riceve la comunione.

"Non ha fatto nulla," fu la difesa dei suoi alleati, "fare la comunione non è un reato!"
Durissima la replica delle opposizioni: "È uno scandalo. Chi basa la propria politica sulla condanna ad ogni credo religioso non può avere rapporti con la Chiesa. Tutto questo pregiudica la serietà del suo Governo, e la credibilità nei confronti del suo elettorato. In politica la coerenza è tutto".

Dimissioni. Scioglimento delle Camere. Elezioni. Una sconfitta storica. La fine di una luminosa carriera politica. È inconcepibile che un politico agisca contro la propria ideologia. La coerenza è davvero tutto. In un Paese davvero democratico.

24 gennaio 2011

Sempre il solito...

Ci risiamo. Un altro blog. Il solito blog del solito blogger con la solita ansia di condividere le proprie opinioni. E questo è il solito post con cui iniziare.